Che FarmVille possa spingere una madre di soli ventidue anni a far fuori, seppur involontariamente, un neonato di soli tre mesi, è inconcepibile. Disumano. Se ne sentono di tutti i colori, ma questa rasenta davvero l’apice della follia. Follia, altro non possiamo né dire, né scrivere. Tutto sarebbe accaduto in Florida, dove Alexandra Tobias ha ucciso il figlio, scuotendolo: non voleva più sentirlo piangere, le impediva di giocare con i trattori, le zucche, con l’allegra fattoria, insomma. Una fattoria che ha fatto la sua prima vittima: la donna ha scosso più volte il bebè che ha accidentalmente urtato contro un corpo solido. Non venite a dirci che la colpa è dei videogames, perché è una accusa che non regge.
Il social game, infatti, non provoca disturbi di alcun tipo, al massimo può creare dipendenza, ma da qui ad attribuire al mondo videoludico colpe esclusivamente imputabili alla pazzia, alla paurosa stranezza dell’animo umano, ne passa. L’omicidio è di “secondo grado” (non c’è stata premeditazione) ma, nonostante questo – siamo in America e non in Italia – la donna potrebbe essere punita con l’ergastolo.
Se la legge farà il suo corso, non ci interessa: il fatto ormai è successo. Ci importa, però, scrivere che l’approccio al mondo videoludico va regolato, e non servono spiegazioni di alcun tipo: quanto accaduto è inconcepibile, se pensate che i videogames dovrebbero regalare sorrisi, non rabbia, odio e morte.
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