Silent Hill – Le origini del terrore: immagini e recensione

Silent Hill Origins

Silent Hill Origins rappresenta l’ultimo episodio della celebre saga horror sbarcata per la prima volta al termine del 1998 sulla gloriosa Playstation, proseguita poi su PS2 con ben tre titoli che hanno contribuito, vuoi per l’indubbia qualità ludica, vuoi per l’ambientazione fortemente evocativa ed inquietante, a ridefinire il genere horror convogliandolo verso canoni meno grotteschi e splatter di quelli definiti dal capolavoro Resident Evil.

Si è sempre trattato di titoli dall’atmosfera assolutamente impareggiabile, che basano gran parte del loro appeal sulla capacità di generare un forte senso di terrore senza sottoporre il giocatore ad un continuo susseguirsi di scene dall’elevato tasso gore; tale approccio si rivela efficace solo qualora le meccaniche di gioco vengano continuamente rinnovate al fine di scongiurare una sensazione di “deja-vu”; ed è proprio qui che SHO fallisce il proprio compito. Fatta eccezione per i puzzles, sempre intriganti e ben fatti, il titolo palesa una cronica mancanza di idee dal lato della componente puramente orrorifica, la maggior parte delle situazioni di gioco e dei nemici è riciclata dai precedenti episodi e a ciò si aggiunge la debolezza della trama, da sempre vero punto di forza della serie.
 
In questo episodio, infatti, impersoneremo infatti Travis Grady, un camionista capitato per caso nella lugubre cittadina di Silent Hill durante una notte in tempesta; pochi dunque, i contatti del personaggio con la vicenda originaria, laddove SHO ri propone quale ideale prequel di tutta la saga, e di narrare quindi gli avvenimenti precedenti il primo titolo della serie.
 

Silent Hill Origins

Dal punto di vista tecnico, inoltre, il titolo si barcamena tra alti a bassi. Alla consueta cura riposta nell’allestimento del comparto audio, assolutamente fondamentale dal punto di vista dell’atmosfera, fa da contraltare una realizzazione grafica nettamente inferiore a quella dei precedenti episodi, che risente dell’adattamento da console portatile; ricordiamo infatti che SHO è stato inizialmente pubblicato per PSP e, se i modelli poligonali dei personaggi sono stati adattati alla maggior potenza della PS2, gli effetti grafici non hanno subito il medesimo trattamento, così come le textures, opache e poco definite a causa del passaggio ad una risoluzione video maggiore. Invasivo più del solito anche l’aliasing, che dà ulteriormente l’impressione di una grafica poco definita.
 

Silent Hill Origins

Poche le novità anche dal punto di vista del sistema di gioco. certo, ora è possibile difendersi utilizzando alcuni oggetti (come il televisore nella foto sopra) presenti nello scenario, ma i controlli, da sempre punto debole della serie, rimangono legnosi e poco efficaci soprattutto durante le fasi di combattimento. Si potrebbe addirittura affermare che spesso, in SHO, la sensazione di terrore che attanaglia il giocatore derivi dall’incapacità di fronteggiare adeguatamente i mostri a causa del vergognoso sistema di controllo, piuttosto che dalla crudezza delle situazioni proposte.
 

Silent Hill Origins

In conclusione, SHO rappresenta senza dubbio un must-buy per i fan della serie, che sicuramente saranno felici di ritrovare tutti gli elementi che hanno reso celebre la saga, pur con qualche lacuna grafica di troppo. Per gli altri, SHO è un prodotto nella media, che magari potrà risultare attraente per il nome che porta ma che sicuramente è molto meno meritevole di titoli quali Kuon e i vari Project Zero.
 
Voto: 7

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