L’ambito digitale offrirà molti posti di lavoro nel futuro. Aziende e istituzioni sottolineano l’importanza dell’insegnamento del coding
Si sente spesso parlare di “professioni del futuro” negli ultimi anni, con riferimento a tutti quei lavori che hanno a che fare con il digitale. Uno dei più promettenti è il programmatore, quella figura in grado di progettare applicazioni e siti web interattivi in grado di apportare un qualche tipo di servizio per gli utenti. Da anni sono nate scuole e corsi di ogni tipo per insegnare ai più giovani a programmare, ma l’interesse per questa professione è spesso ancora sottovalutato.
Le istituzioni e le aziende sono le prime ad essersi rese conto della necessità di promuovere le abilità di coding tra gli studenti. Per questo, da anni in molti paesi è stata istituita la “Code week”, un evento organizzato dalla Commissione Europea in diversi stati membri in cui si incoraggiano i giovani a “cimentarsi con la programmazione e a intraprendere una carriera nei settori della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica (STEM)“. Imparare a programmare, infatti, ha benefici su tutti gli studenti, anche su quelli che potrebbero non essere interessati alla professione del futuro per eccellenza.
La programmazione è importante, anche per chi non vuole programmare
Per un certo periodo, soprattutto all’inizio di quest’anno, in molti si sono chiesti quale fosse il futuro per i programmatori. Per anni si è detto che era quella la professione del futuro, si sono spinti giovani a intraprendere questa strada spesso in maniera anche ingannevole. Poi, all’inizio di quest’anno è arrivata l’Intelligenza Artificiale, che sembrava aver messo in dubbio tutto con la sua capacità di programmare da sola.
La sostituzione per il momento non è avvenuta e, anzi, le istituzioni e i ministeri dell’istruzione di tutto il mondo continuano a promuovere programmi educativi basati sul coding nelle scuole. Non solo, anche le grandi aziende tech si impegnano in prima persona. Un caso molto interessante è quello di Apple, che mette a disposizione il suo progetto “Everyone can code” per le classi di scuola di tutto il mondo.
Tutti gli insegnanti d’Europa possono fare richiesta, dato che Apple ha progettato corsi in inglese, francese, tedesco, italiano, spagnolo, olandese, svedese e norvegese. All’interno di questi corsi gli studenti possono muovere i primi passi nel mondo del coding grazie a Swift Playgrounds, un software che insegna ad utilizzare il linguaggio di programmazione usato da Apple, chiamato per l’appunto Swift.
L’azienda di Steve Jobs è fortemente convinta dell’importanza di educare i più giovani a questo tipo di tecnologie. Secondo gli esperti di Apple, sarebbe opportuno insegnare a programmare già a partire dagli 8 anni. E non solo con l’obiettivo di formare giovani programmatori.
Al contrario, programmare è qualcosa che può essere utile a tutti, anche a chi non ha intenzione di intraprendere una carriera nel digitale. È un’attività, secondo gli esperti, che allena le capacità di risoluzione dei problemi degli alunni, che insegna ad andare a fondo delle questioni e a farlo con metodo. Inoltre, in molti casi il coding è un’attività collaborativa e creativa, abilità che meritano una grande attenzione, soprattutto nei più piccoli.