La tendenza che nel corso degli ultimi anni ha coinvolto tantissime aziende produttrici di videogames, in riferimento alla possibilità di pubblicare, successivamente all’uscita di un videogioco, ulteriori contenuti aggiuntivi a pagamento, è stata da sempre oggetto di polemiche da parte di quei giocatori che si sono naturalmente insospettiti della reale necessità da parte dell’azienda di produzione di dividere i contenuti dei videogiochi per farli uscire in commercio in modo del tutto separato, ma distanziati di pochissime settimane, se non a volte addirittura di pochissimi giorni, tra di loro.
Secondo moltissimi utenti infatti questa procedura sarebbe solamente un modo poco elegante per riuscire a vendere lo stesso prodotto facendo pagare di più ai videogiocatori per dei contenuti che si sarebbero potuti inserire perfettamente nel gioco di base.
In pratica, sostengono che, nonostante non ci sia il bisogno di suddividere i contenuti del gioco, questi vengono comunque immessi sul mercato in modo separato: prima viene pubblicato il gioco di base, ovviamente a pagamento, e in seguito vengono resi disponibili dei pacchetti espansivi, anch’essi a pagamento.
Alla luce di tutte queste considerazioni, è importante dare dei dati numerici ed è interessante notare che Electronic Arts, attraverso le parole di John Schapper, ha affermato che nel corso degli ultimi dodici mesi l’azienda di produzione ha guadagnato, attraverso la vendita dei pacchetti di contenuti aggiuntivi, ben 575 milioni di dollari, una cifra significativa e sicuramente, secondo le previsioni degli analisti, destinata ad aumentare.
Basta ricordare, infatti, che solo attraverso l’acquisto dei contenuti aggiuntivi resi disponibili dal publisher in seguito alla pubblicazione di Dragon Age: Origins è stato incassato da parte dell’azienda addirittura un milione di dollari.
I contestatori ovviamente non vogliono entrare nelle politiche commerciali delle varie aziende, ma alcune riflessioni al riguardo sorgono spontanee.