EA si prepara a sperimentare una tecnica di doppiaggio con grandi potenzialità, ma osteggiata da molti addetti ai lavori.
Ogni giorno sviluppatori e case produttrici di videogiochi sperimentano nuove tecnologie per migliorare l’esperienza di gioco degli utenti. Grafiche sempre più realistiche, realtà virtuale, personalizzazione sempre più avanzata: il progresso tecnologico ha trasformato il modo in cui interagiamo con i mondi virtuali. Proprio in questo contesto si inserisce una novità interessante da parte di una delle aziende più note nel settore dei videogiochi: Electronic Arts (EA).
Electronic Arts, studio famoso per i suoi titoli di successo come “FIFA”, “Battlefield” e “The Sims”, ha sempre avuto un occhio di riguardo per l’innovazione nel gaming. Ma ultimamente ha deciso di intraprendere una strada decisamente particolare, che le sta attirando anche diverse critiche: vuole rivoluzionare il modo in cui i personaggi nei videogiochi comunicano.
Una trovata innovativa ma molto controversa
Un brevetto depositato da EA, originariamente presentato nel 2020 e recentemente reso pubblico, rivela il suo audace progetto: permettere ai giocatori di usare le loro voci per animare i personaggi nei videogiochi. Questa tecnologia punta a creare un legame più profondo tra i giocatori e i loro avatar digitali, offrendo un’esperienza di gioco ancor più personalizzata e coinvolgente.
La tecnologia descritta nel brevetto di EA prevede l’utilizzo di un sintetizzatore in cui i giocatori possono inserire delle registrazioni della propria voce. Successivamente, il sistema genera dei file audio che corrispondono alla voce del giocatore e li utilizza per far parlare il personaggio nel gioco con quella stessa voce. È una tecnologia che gli utenti di tutto il mondo sono sempre più abituati a vedere, grazie alla diffusione dei software di Intelligenza Artificiale che lavorano proprio in questo modo.
L’implementazione di questa tecnologia nei videogiochi di EA è però molto dibattuta. Se è vero che in questo modo i giocatori potrebbero avere l’opportunità di personalizzare non solo l’aspetto, ma anche la voce dei loro personaggi, d’altra parte è anche vero che questo solleva alcune questioni come la protezione della privacy e la proprietà intellettuale delle voci dei giocatori.
La preoccupazione più grande è però quella che dei professionisti del doppiaggio, il cui valore in un panorama del genere verrebbe fortemente ridimensionato. Attori come Jane Perry e Troy Baker hanno espresso il loro scetticismo riguardo alla capacità dell’IA di replicare fedelmente le prestazioni umane. Il dibattito si estende quindi oltre la semplice tecnologia, toccando temi di etica e di impatto sull’industria del doppiaggio.
Nonostante le preoccupazioni, esempi di successo nell’uso dell’IA per il doppiaggio sono già emersi. CD Projekt, ad esempio, ha utilizzato la tecnologia IA per replicare la voce di un doppiatore polacco scomparso nel suo gioco “Cyberpunk 2077”. In “The Finals”, invece, quasi tutte le voci sono generate con IA. Il potenziale di questa tecnologia, quindi, è evidente. È la sostenibilità della sua applicazione il vero punto di domanda.