Una serie televisiva americana ha restituito un’immagine del mondo dei videogiocatori molto controversa, suscitando diverse polemiche.
I videogiochi sono un aspetto così affascinante della realtà che spesso fungono da espediente narrativo anche per altri tipi di media. “Tron”, “Ready Player One”, “Scott Pilgrim vs. The World”: sono solo alcune delle produzioni cinematografiche più famose la cui trama si svolge intorno a un videogioco. Anche diverse puntate della recente serie TV “Black Mirror” si basano su giochi finti, creati solo a scopo narrativo. Spesso, però, queste opere danno una rappresentazione del mondo del gaming decisamente discutibile.
Uno dei casi che ha fatto più scalpore è quello di “Gods Of Combat”, un falso sparatutto in prima persona al centro di una puntata di “Criminal Minds”. Nell’ottavo episodio dell’ottava stagione, gli agenti protagonisti dello show indagano su due criminali che decidono di portare il loro amore per il videogioco a un nuovo livello dopo essere stati banditi dal giocarci. Decidono quindi di rapire un autobus pieno di bambini e di costringerli a recitare le scene più violente del gioco.
Film e videogiochi violenti possono rendere violenti anche noi?
Dopo le prime indagini, gli agenti riconoscono subito nella descrizione dei crimini commessi alcune caratteristiche di “Gods of Combact”, un videogioco che nell’universo narrativo di “Criminal Minds” è molto famoso, con oltre sei milioni di giocatori. Ammettendo di averci giocato in precedenza, uno degli agenti spiega che si tratta di un “gioco in cui prendi il controllo di un qualche mezzo trasporto pubblico e rapisci le persone presenti facendo indossare loro dei collari elettrici“.
Nell’economia della narrazione della serie TV, la funzione del gioco è molto semplice: far capire agli spettatori che gli adolescenti hanno commesso omicidi dopo aver giocato a un videogioco violento. Si tratta di un tema ampiamente dibattuto nell’opinioni pubblica: molte persone pensano che videogiochi e film violenti possano rendere violente anche le persone che ne usufruiscono.
A questo riguardo, è importante sottolineare prima di tutto che i videogiochi e i film sono forme di intrattenimento e finzione. Molti studi hanno dimostrato che non esiste una correlazione diretta tra l’esposizione a contenuti violenti e l’aumento della violenza nella vita reale.
Anzi, alcuni sostengono che i videogiochi e i film violenti possano addirittura fungere da sfogo per le frustrazioni e le emozioni negative, permettendo alle persone di rilassarsi e divertirsi in un ambiente controllato. Inoltre, è fondamentale considerare il contesto sociale e familiare in cui una persona cresce. Gli individui sono influenzati da una varietà di fattori, tra cui l’educazione, l’ambiente sociale e le relazioni familiari.