Dopo la prima, contestata escursione nel tridimensionale con Maximum Impact, la serie King of Fighters prova ancora una volta a scrollarsi di dosso la sua tradizionale livrea 2D con una nuova edizione in salsa poligonale.
Maximum Impact 2 è senz’altro un esperimento meglio riuscito rispetto al precedente, ma agli occhi dei fan che ne popolano la nicchia di utenza il confronto con le ben più rifinite edizioni 2D continua a deporre a suo sfavore. Il sistema di combattimento, con le sue combo di facile esecuzione e le sue mosse evasive, è alquanto elementare se paragonato a quello di Tekken o, peggio ancora, di un Virtua Fighter. Dove nelle edizioni 2D c’è da spaccarsi le dita per inanellare soffocanti sequenze di attacchi, in Maximum Impact 2 basta martellare su un paio di tasti per dar corso a travolgenti manovre offensive che non risparmiano nemmeno avversari stesi per terra. Di conseguenza, gli scontri risultano poco soddisfacenti in ambo i multiplayer, dove vince chi pesta il controller con maggior ferocia. Diverso il discorso per chi affronta il gioco in chiave solitaria: al di là della quarantina di personaggi disponibili fra sbloccabili e non, meritano menzione la modalità Quest Survival e le missioni. Nella prima vanno sconfitti 200 avversari in sequenza, amministrando particolari punti bonus elargiti fra un match e l’altro, mentre le seconde propongono match vincolati da precise condizioni di vittoria. Ma cosa resta di Maximum Impact 2 una vota completate queste modalità? Davvero poco per appassionare i fan del picchiaduro e non abbastanza per sottrarre adepti a Tekken e soci.
Voto 5
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