Di titoli facenti parte del brand Legend of Zelda ne sono usciti tanti, su varie macchine, in tempi diversi, tutti accomunati da una poesia e da una narrazione inimitabili, uniti ad un sistema di gioco che li rendeva dei classici senza tempo. Tra essi quello che più seppe distinguersi dagli altri fu Ocarina of Time, capitolo uscito nel 1998 per Nintendo 64.
Tutti gli appassionati concordano sulla superiorità del citato titolo, che ancora oggi risulta insuperato, eppure non tutti danno al gioco tale giudizio.
Ad essere critico nei confronti di Ocarina of Time non è un semplice appassionato o un giornalista specializzato, ma colui da cui meno ci si aspetterebbe un tale disseno: Eiji Aonuma, creatore del brand.
Aonuma ha infatti dichiarato che Ocarina of Time:
Non è poi così bello.
Aonuma non si è fermato solo a tale stringato giudizio, ma ha voluto approfondire:
Le cose del passato appartengono alla nostra memoria e lì si ingigantiscono sempre di più. Se si gioca oggi ad Ocarina of Time non si può non notare che non sia così buono.
Il padre di Link e Zelda ha poi criticato fortemente il lato tecnico di Ocarina of Time:
La grafica non è bella come dovrebbe, talvolta il gioco risulta troppo confuso. Qualsiasi Zelda odierno è tecnicamente superiore. Tutto si muove più rapidamente, più fluidamente.
E’ ineccepibile sostenere che oggi Ocarina of Time risulti datato e sorpassato tecnicamente, la tecnologia, infatti avanza e l’uscita risale a più di dieci anni fa, un’era geologica per l’elettronica. Aonuma, però, dovrebbe ricordare che il capitolo in questione si distinse non solo per il comparto grafico – sonoro, ma soprattutto per la sua storia, la poesia che sprigionava da ogni poligono, il coinvolgimento che prendeva ogni videogiocatore.
Questi sono stati gli ingredienti che hanno reso Legend of Zelda: Ocarina of Time il capitolo più bello di una delle saghe che ha segnato e segna ancora oggi il mondo videoludico.