I ragazzacci della Rockstar sono tornati. Sam Houser e compagni hanno deciso di dire addio alla PS2 con un concentrato di granguignolesca cattiveria.
Per chi non lo sapesse, il primo Manhunt è stato uno dei titoli più controversi dell’era PlayStation 2, tanto che l’annuncio di questo sequel ha colto di sorpresa molti addetti ai lavori. Raro esempio di videogioco per adulti che non si nascondeva dietro inutili perbenismi, Manhunt non tollerava errori, colpiva duro e stregava. Più permissvo del suo predecessore e ancora più brutale, a uno sguardo più approfondito il gioco creato negli studi londinesi della R stellata si rivela molto diverso dall’originale.
Alla regola “nasconditi o muori” di Manhunt, che aveva fatto saltare i nervi ai giocatori meno pazienti, Manhunt 2 sostituisce un piglio assai più vivace, che si traduce in interi livelli in cui l’azione ha il ritmo serrato di un thriller dove sangue e pallottole schizzano alla stessa velocità. Il nuovo protagonista, Daniel Lamb, supera molto presto gli scrupoli iniziali e non disdegna di usare le maniere forti pur di scoprire la verità sul suo passato. La possibilità di arrampicarsi rende più dinamiche e veloci le fasi di esplorazione. La storia fa uso frequentemente di flashback in cui la star è Leo Kasper, “amico” di Daniel con il grilletto facile. Per queste e altre ragioni, nel bene e nel male, la purezza della formula originale è andata perduta. Il senso di oppressione e minaccia risulta quindi affievolito: in Manhunt 2 si avverte piuttosto la diabolica sensazione di “potercela fare”, a patto di avere nervi saldi e astuzia. Un vantaggio innegabile per chi preferisce avere più strade da percorrere per arrivare al’unica meta.
Una trama tenuta insieme da una spessa linea rossa lega i sedici livelli di Manhunt 2. Appassionante, anche se a trati un po’ scontata nella soluzione narrativa, la missione del protagonista si trasforma quasi immediatamente in un pretesto per giustiziare in modo efferato i suoi potenziali aguzzini e così predatori e prede diventano, è inevitabile, concetti del tutto intercambiabili.
A rovinare un po’ la festa ci si mette una realizzazione tecnica non eccezionale che, tra inquadrature incerte, livello di dettaglio inferiore all’attuale standard PS2 e Intelligenza Artificiale a tratti traballante, finisce per far perdere un po’ di smalto a un’esperienza comunque molto intensa. Adatto a un pubblico di soli adulti (l’indicazione “18+” sulla confezione non lascia spazio a dubbi), Manhunt 2 è come affrontare bendati un incrocio all’ora di punta: l’adrenalina pompa nelle vene, ma non ci sono vere e proprie sorprese…
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