Buone nuove, ma non troppo, per il mercato videoludico inglese: il PEGI è diventato legge. Finora nessuno dei gamer è mai stato tenuto a rispettare quanto indicato dal sistema di classificazione dei giochi in base al loro contenuto: chi acquistava il titolo era libero di seguire o meno i consigli dati (in altri termini, un ragazzino di dieci anni poteva acquistare tranquillamente un gioco targato PEGI 18), e il commerciante, per di più, non era obbligato a prendere in considerazione le dritte. Oggi è cambiato tutto; il venditore, infatti, è obbligato a vendere i giochi soltanto a coloro che hanno i requisiti adatti per poterne entrare in possesso: decisione senz’altro lodevole per evitare che ragazzini di tutte le età acquistino giochi a loro assolutamente non adatti, ma decisamente esagerata per coloro che, dopo aver frequentanto i primi anni della scuola superiore, potrebbero giocare a qualsiasi tipo di avventura, anche alle più cruente. Non si può dire, insomma, che al Regno Unito piacciano le mezze misure.
‘Le classificazioni in base all’età – si può leggere sul sito ufficiale PEGI – sono sistemi utilizzati per garantire che forme di intrattenimento quali film, video, DVD e giochi per computer siano chiaramente etichettate per gruppi di età a seconda del loro contenuto. […] I giochi per computer e i videogiochi sono attualmente apprezzati da milioni di giocatori in tutta Europa. Nel Regno Unito, il 37% della popolazione di età compresa tra 16 e 49 anni si descrive come giocatore attivo (che, cioè, gioca su console fisse o portatili o su PC). In Spagna e in Finlandia, invece, il 28% della popolazione di età compresa tra 16 e 49 anni viene descritto come giocatore attivo [Relazione Nielsen, 2008]. Mentre la maggior parte dei giochi (il 49%) è adatta a giocatori di tutte le età, alcuni di essi sono adatti solo a bambini più grandi e ad adolescenti. Alcuni giochi (il 4%) sono rivolti solo a un pubblico adulto (di oltre 18 anni)‘.
La decisione presa nel Regno Unito comporta pene severissime per i commercianti che, per qualsiasi motivo, non dovessero rispettare la normativa; vendendo giochi classificati PEGI 18 a minorenni, si rischierà, infatti, fino a un massimo di sei anni di reclusione e ben 5mila sterline di multa; chi, invece, venderà titoli senza sistema di classificazione – sulle cui confezioni, insomma, non è inserito il PEGI – andrà incontro a una pena massima di due anni e una multa variabile a seconda delle circostanze.
E se ad acquistare i giochi fossero i genitori? Come sempre, insomma, fatta la legge trovato l’inganno.
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