Ma veniamo i fatti. Tutto ha inizio quando un utente di PlayStation Home ha portato avanti tramite il suo avatar ripetuti atteggiamenti che hanno avuto tutta l’aria di molestie sessuali nei confronti dell’avatar di una ragazza, la quale, dopo diversi “attacchi”, è stata costretta a scollegarsi dal servizio on line.
La ragazza ha denunciato la situazione, dichiarando di aver subito un vero e proprio trauma. Naturalmente determinati comportamenti non vanno adottati in nessun contesto, tanto meno in quello virtuale, che comunque non può essere esente dall’applicazione di quelle regole di rispetto e di civiltà che valgono anche per il mondo reale.
Dall’altro lato non si può riscontrare un pizzico di esagerazione nel definire trauma un’azione virtuale per quanto deplorevole e da condannare nella maniera più assoluta. Forse è solo una questione di termini, che comunque diventano fondamentali nel mantenere una distizione fra i due piani.
Reale e virtuale si avvicinano, ma non coincidono: la realtà videoludica d’altronde, per quanto accattivante e coinvolgente, non può sostituirsi alla vera realtà.
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