E’ ormai fuori da ogni dubbio che anche i videogiochi possono essere considerati una forma d’arte. Dato ciò per sicuro si può anche iniziare ad esaminare i percorsi creativi alla base del medium, che diversificano le produzioni meramente commerciali da quelle che uniscono anche un elemento artistico. Ciò anche in considerazione con gli altri media. In tale senso sempre prodigo di chiarificazioni e discorsi è Shigeru Miyamoto, vero guru creativo della Nintendo e padre di personaggi entrati nell’immaginario collettivo come il buon vecchio Super Mario.
E’ tornato sull’argomento Shigeru Miyamoto ed ha chiarito alcuni elementi del suo percorso creativo in un’intervista rilasciata al New Yorker.
Il punto di partenza della riflessione delò padre di Super Mario è stato il mondo dei manga, dei fumetti giapponesi, da cui è stato sempre affascinato. Miyamoto ha notato che nei manga un personaggio, dopo la propria affermazione ed elevazione a successo, viene sempre ed irrimediabilmente rivoluzionato fino ai limiti di quella che Miyamoto stesso chiama “distruzione del personaggio”.
Shigeru Miyamoto ha sempre guardato positivamente questo modus operandi, che, però non ha mai trasposto nei suoi giochi, almeno fino ad ora. Nella suddette intervista al New Yorker, infatti, il creatore del brand Zelda non ha escluso che possa esserre arrivato il momento giusto:
Ritengo che il modo in cui facciamo videogiochi oggi possa avvicinarsi in qualche modo all’idea di distruggere gli stili originali. Nel capire la necessità di dover distruggere qualcosa, capiamo facilmente anche la necessità di dover mantenere intatto qualcos’altro.
Bisogna capire ora come possa adattarsi il discorso di Miyamoto alle sue produzioni videoludiche, cioè come potrebbe giovare ad un gioco con Mario come protagonsita un destrutturazione dei suoi elementi fondamentali prima di una ricostruzione su basi differenti, ma non per questo meno valide.