Tante polemiche in arrivo per la piattaforma di streaming musicale più popolare al mondo: le nuove regole mettono in difficoltà gli artisti.
Spotify ha ufficialmente svelato la sua nuova politica di pagamento per artisti ed etichette e sono bastate poche ore perché si scatenassero le consuete polemiche contro le sue decisioni. L’azienda svedese è da anni al centro di grandi polemiche e viene percepita dal pubblico in maniera particolarmente ambivalente. Da una parte la piattaforma ha contribuito al successo di molti artisti e ha fortemente limitato la pirateria digitale. Dall’altra, però, ha anche contribuito a impoverire il mercato musicale.
Spotify, come Netflix nel campo dell’audiovisivo, è riuscita a fornire agli utenti una valida alternativa al modo in cui prima si fruiva la musica: lo streaming musicale è incredibilmente più comodo ed economico rispetto all’acquisto di musica digitale (che nel migliore dei casi chiedeva 1 euro per una singola canzone) o alla ricerca di file illegali.
Con poco meno di 10 euro al mese gli utenti hanno nelle loro mani tutta la musica del mondo. D’altra parte, però, questo ha portato a diversi squilibri nel music business, con artisti che hanno visto i loro guadagni diminuire sempre di più.
Una drastica decisione, che già crea diversi malumori
Spotify ha di nuovo preso alcune decisioni molto drastiche, che penalizzeranno una precisa categoria: gli artisti più piccoli, quelli con meno ascolti. In gran parte si tratterà di artisti emergenti, che quindi faranno ancora più fatica a emergere. In pratica, la piattaforma ha deciso che le canzoni che non raggiungono la soglia minima di 1.000 stream all’anno non avranno diritto a nessun pagamento.
Ora, sembra che la situazione possa addirittura peggiorare: in molti non riceveranno nulla, a parte l’opportunità e il privilegio di esistere sui suoi server. L’azienda sostiene che tutto questo serva a eliminare le frodi, e indica che i soldi che prima andavano a questi artisti più piccoli ora saranno ridistribuiti a coloro che superano la soglia di 1.000 riproduzioni all’anno. Una decisione, secondo molti, davvero poco logica.
E non finisce qui: l’azienda ha annunciato che sospenderà i pagamenti anche per i cosiddetti contenuti “di rumore bianco”, cioè tutte quelle tracce che contengono registrazioni di pioggia o altri eventi atmosferici che vengono usate da molte persone per rilassarsi. I tagli non riguarderanno tutte le registrazioni asmr, ma solo quelle di durata inferiore ai due minuti.
Spotify afferma che queste decisioni sono state prese per limitare i guadagni dei creatori di contenuti fraudolenti, che spesso cercano di “manipolare il sistema” pubblicando un alto volume di tracce generando pochi centesimi per ciascuna, ma che con il tempo diventano soldi veri. È qualcosa che l’azienda definisce streaming artificiale, poiché spesso c’è anche una componente IA in gioco. Gli artisti più piccoli sono quindi solo una vittima collaterale del nuovo sistema dell’azienda.